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SPALLA CONGELATA

La spalla congelata, o capsulite adesiva, è una condizione dolorosa e infiammatoria che colpisce il complesso delle articolazioni del CINGOLO SPALLA. Spesso, se in prima battuta non vengono eseguite una diagnosi e una terapia corrette, la condizione clinica tende a peggiorare, fino alla perdita della mobilità osteo-articolare, che disturba lo stile di vita del paziente.

La sintomatologia e l'evoluzione patologica possono essere classificate in tre fasi distinte:

  • Fase 1 detta “di raffreddamento”: è la fase iniziale della patologia; il dolore è acuto e a fitte e progressivamente il paziente tende a limitare sempre più il suo utilizzo, pur conservando ancora buona parte della mobilità fasciale e articolare. Questa fase dura 3-4 mesi.

  • Fase 2 detta “di congelamento”: si constata un aumento della rigidità fasciale e osteo-articolare, che può portare nella peggiore delle situazioni ad un “blocco della spalla”, mentre il dolore tende ad alleviarsi; questa fase può durare 4-8 mesi.

  • Fase 3 detta “di scongelamento”: si caratterizza per un graduale miglioramento della condizione dolorosa e funzionale, che può durare fino a 1-2 anni.

In una condizione di normale fisiologia, l’articolazione gleno-omerale, grazie alla sua particolare conformazione anatomica enartrosica (cioè dall’aspetto di sfera che ruota a 360° all’interno di una semicirconferenza), permette di svolgere una vasta gamma di movimenti su tutti i piani. Quando un paziente presenta una spalla congelata, invece, la capsula connettiva che avvolge l’omero diventa rigida e fibrotica e forma delle adesioni che creano attrito fra le superfici articolari, con conseguente algia e perdita della normale fisiologia articolare.

CAUSE

 

Da uno studio scientifico è emerso che le la patologia colpisce maggiormente le donne dai 40 ai 60 anni, le quali, in percentuale minima, presentano il problema su entrambe le spalle nelle stesso momento; le cause più comuni sono di origine traumatica come contusioni o lussazioni pregresse, ma talvolta possono emergere dall’anamnesi anche altre predisposizioni tra cui:

 

  • il diabete, il morbo di Parkinson ed alcune malattie della tiroide e del sistema immunitario.

  • le malattie cardiovascolari o neurologiche che alterano il segnale sanguigno e/o nervoso dell’arto superiore

  • l’immobilizzazione forzata dell’arto, per via di fratture o traumi diretti, interventi chirurgici o patologie pregresse in cui si è prestata poca attenzione alla rieducazione motoria.

  • Utilizzo prolungato di farmaci o infiltrazioni intrarticolari maldestre eseguite nelle fasi acute.

TRATTAMENTO OSTEOPATICO SPALLA CONGELATA

 

Il trattamento osteopatico della spalla dolorosa si pone come obiettivi principali la riduzione del dolore ed il recupero parziale o totale della mobilità perduta.

L’Osteopata può intervenire in tutte e tre le fasi di evoluzione patologica della spalla, tuttavia segnalo, sulla base della mia personale esperienza professionale, un’interazione con terapie infiltrative eseguite dall’Ortopedico, specie nelle fasi acute, in cui il dolore è tale da impedire il riposo notturno.

In questa situazione il trattamento manuale deve rispettare una soglia di dolore sopportabile, ma soprattutto deve essere integrato con un lavoro sul sistema spinale, per controllare i centri neurologici del dolore.

Inoltre vengono prese in considerazione articolazioni adiacenti alla gleno-omerale, tra cui le più importanti sono la sterno-clavicolare e l’acromion-claveare, che completano il cingolo della spalla e che sono responsabili di movimenti compensativi, in grado di alterare la mobilità dell’arto superiore, fino alle dita della mano.

Nella fase 1 il recupero della mobilità prevede l’approccio “paradossale” ai movimenti fini e di precisione e si avvale come ausilio di brevi esercizi e posture “ergonomiche” dell’arto dolente, da eseguire con perseveranza dal paziente durante la quotidianità.

Vengono trattate anche disfunzioni dell’articolazione costo-vertebrali e scapolo-toracica, per migliorare l’afflusso vascolare e neurologico dai plessi verso le zone distali dell’arto superiore.

Nella fase 2 il trattamento più utilizzato nella mia esperienza è il protocollo FDM, che prevede un approccio “aggressivo”, per recuperare la mobilità passiva. Nella fase diagnostica osteopatica è importante eseguire i tests Kinesiologici in maniera corretta, per poi ricontrollarli periodicamente, dopo aver eseguito le tecniche correttive. Inoltre altri obiettivi terapeutici in questa fase sono il recupero propriocettivo del tono muscolare e della forza dell’arto superiore.

Infine si può affermare che il protocollo FDM sulla spalla congelata serve per riportare il pz ad una qualità di vita ottimale e solitamente si conclude con 5/6 trattamenti raggiungendo dei buoni parametri di recupero. Tuttavia è opportuno istruire il pz a non commettere errori fatali che potrebbero far regredire la spalla; è utile mantenere una corretta routine di esercizi e posture da eseguire a casa per far in modo che l’arto colpito recepisca imput sensoriali positivi sul mantenimento della fisiologia articolare ristabilita.

APPROFONDIMENTO TECNICO PROTOCOLLO FDM

Il protocollo FDM della spalla prevede il trattamento HTP TRIGGER POINT Trapezio Superiore, per il recupero in abduzione del braccio; si procede poi al recupero dei tessuti fasciali, lavorando sulle TB TRIGGER BAND anteriore e posteriore dell’arto superiore, applicando più intensamente la correzione sulla TB che dal test presenta più restrizioni di movimento. La prima è responsabile del dolore nel movimento anteriore del braccio come ad es. pettinarsi, mentre la seconda evoca dolore nei movimenti post. come grattarsi la schiena. Se dopo aver eseguito le manovre si evince positività del test sulla TB anteriore utilizzo la tecnica di riposizionamento del Capo Lungo del Bicipite (CLB) per colmare le difficoltà di movimento.

Nel caso di linguaggio del corpo del pz con segnalazione di punti fissi dolorosi procedo al trattamento delle distorsioni continue DC DISTORSIONE CONTINUA sul processo coracoideo e sull’articolazione acromion-claveare distale. Questi punti devono essere trattati con una digitopressione forte per almeno 30 secondi e nella pratica clinica sono trattati con efficacia dalla terapia ad onda d’urto in collaborazione con lo specialista Ortopedico. Nelle 24 ore successive al trattamento delle DC il pz non deve eseguire sforzi con la spalla e neppure esercizi riabilitativi.

Nel caso in cui il pz abbia subito traumi pregressi compressivi o distrattivi, confermati da un linguaggio del corpo specifico, applico tecniche per ristabilire i corretti rapporti articolari del cingolo, trattando le DISTORSIONI PIEGATE uFD (unfolding) e/o rFD (refolding) e nel caso in cui sono presenti parestesie e altri sintomi neurologici applico tecniche per la DISTORSIONE CILINDRICA CyD che si occupa della fascia superficiale che avvolge i tessuti nervosi. Le manovre sulla CyD vengono applicate per ultime all’interno della seduta osteopatica.

Solo do aver eliminato accuratamente tutte le distorsioni fasciali del cingolo si procede al recupero degli ultimi gradi di mobilità della spalla con le tecniche specifiche sulla FISSAZIONE TETTONICA FT che portano la spalla dalla fase 2 alla 3 e che consolidano la terapia evitando ricadute o problemi a cascata in altre zone dell’arto superiore. Esse sono solitamente dolorose e per questo vengono applicate nelle ultime sedute del ciclo di terapia; ma allo stesso tempo sono “liberatorie” per il pz perché lavorano sul range di recupero fisiologico che nessun altra terapia può colmare, specie se si considera che l’Osteopatia non si avvale di nessun ausilio farmacologico e strumentale.

In taluni casi clinici resistenti alla terapia manipolativa ho notato un agevolamento della fase di scongelamento della spalla con terapia infiltrativa di acido ialuronico eseguita dallo specialista Ortopedico.

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