
Terapia di Mantenimento
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Nei miei anni di esperienza clinica osteopatica ho spesso preso in carico pazienti nella fase acuta di dolore, mettendo a dura prova le mie conoscenze in materia, in quella che si presentava come una sfida professionale contro il “DOLORE ACUTO”.
Spesso questi pazienti si imbattevano in cure lunghe, in cui il recupero step by step all’inizio si scontrava con la poca attitudine o abitudine a farsi manipolare oppure con il timore di sentire male dopo il trattamento o ancora con la difficoltà del corpo manipolato nell’adattarsi a terapie naturali, specie dopo cure invasive infiltrative o cortisoniche.
Mi sono dunque chiesto come fosse possibile dare a queste persone un supporto, per protrarre i benefici della terapia osteopatica nel tempo e migliorare la qualità di vita di tutti i giorni.
La riflessione mi ha spinto a comprendere ancora di più come l’Osteopatia debba sempre avere come obiettivi terapeutici il recupero del dolore abbinato a quello della mobilità dei tessuti molli muscolo-scheletrici e a quello del ripristino di una postura confortevole.
Quando si parte da un dolore estremo e costante, infatti, l’approccio terapeutico iniziale è basato sulla riduzione dei sintomi dolorifici, per insistere poi gradualmente sul recupero di mobilità fasciale, articolare e postura, proprio quando il paziente comincia a sentirsi meglio e tendenzialmente vorrebbe abbandonare la terapia, ritenendosi fuori dalla fase di rischio.
Consultando le schede di lavoro dei pazienti mi sono reso conto che a conseguire i migliori risultati erano coloro che portavano a compimento un ciclo terapeutico, rispettando i tempi di recupero imposti dall’Osteopata, spesso più lunghi del previsto, ma in grado di prolungare i benefici e ridurre o annullare totalmente gli episodi di blocco, migliorando la qualità di vita nelle ore di lavoro e tempo libero.
Nella fase finale di cura ho sempre cercato di promuovere un ascolto del proprio corpo da parte del paziente stesso, con un lavoro attivo e autonomo di streaching decompensato, abbinato a una corretta respirazione diaframmatica. Lo scopo di questo lavoro è cercare di mettere a confronto le sensazioni fra una colonna vertebrale instabile pregressa e una colonna vertebrale riabilitata a posture statiche e dinamiche, nella quale la memoria somatica dei “traumi vecchi” sia stata resettata dalla terapia manipolativa.
Il confronto col passato può essere un grande lavoro di prevenzione per permettere al paziente di percepire il pericolo della “zona blocco”e il momento appropriato di ricorrere alla terapia osteopatica, per il ripristino di una corretta Omeostasi del corpo.
Nei casi in cui per il paziente trovi difficoltà nello svolgere autonomamente questo ascolto preventivo, si rende invece necessario un monitoraggio costante e a tempi cadenzati da parte del terapista,con il ripristino di mobilità e postura, a prescindere dal dolore, per evitare alla colonna vertebrale i vizi errati del passato.
Questo tipo di terapia di mantenimento preimpostata aiuta a gestire situazioni cliniche difficili, senza arrivare a terapie estreme ed invasive e conferma la validità dell’Osteopatia come strumento fondamentale di prevenzione dei disturbi e di reiterazione dello stimolo benefico dato dall’Osteopata nella prima fase di recupero.